17 febbraio – Mueggen, pioggia e lente attenzioni

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Ci si rende conto dell’energia dei luoghi da come si aprono i risvegli dopo che la notte ci scorre attraverso.
Dal modo che abbiamo di affrontare i pensieri e portarli con noi nei gesti e nelle parole. Ed è così che la vita dell’isola penetra nella mia quotidianità accanto alle curiosità alle domande ai sentimenti.

C’è un passato fatto di pietra e di forme scavate nelle natura vulcanica. Una forza che sale su dalla profondità e si fa sentire come un’onda che va e poi viene.

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Mueggen è il paese delle cisterne.
Furono i fenici i primi a costruirle e proprio qui accanto alla cantina di Salvatore dove le uve di
Zibibbo si seccano al sole e dove matura il liquido che diverrà passito.

Su di una pietra a pochi passi dalla cantina sono posate alcune fiscole, cerchi intrecciati attraverso cui passa il succo delle uve durante la pressatura.

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Qui in alto la montagna è visibile e fa sentire una temperatura più fresca già di qualche grado. Le rocce sono più scure e ai licheni si sostituisce l’anima del vulcano.

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Le viti di Pietrabianca se ne stanno lì ad attendere la mano dell’uomo abbandonate nell’accogliente abbraccio di madre terra tra mare muretti a secco conigli e ratti.

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Sì aprono spazi di meraviglia lungo sentieri costruiti da uomini che avevano le mie stesse mani, il mio stesso sudore.

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Un giardino arabo che conteneva una pianta di limone sta attendendo la vita di nuove radici e nell’attesa riposa in compagnia del verde e dell’arancio.

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Osservo Salvatore che con estrema attenzione e metodo prepara gli strumenti per il travaso del vino.
È una cura fatta di delicato tempo precisione e visione delle cose.
Gli anni lo hanno reso un maestro nella previsione degli eventi e nella volontà di indirizzarli verso un fine.

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Dominica è sorridente e assiste il marito laddove è necessario. Lo incoraggia e sdrammatizza eventuali incidenti di percorso mentre lui rimane in una seria concentrazione durante tutta la fase del lavoro.

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La sua postura inginocchiata mi fa ricordare altri uomini e altre donne. Una posizione di umiltà e di pazienza assunta di fronte alla natura per farla divenire cultura ossia vino ossia materia di felice condivisione…lieto incontro…nutrimento dell’anima.

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Poi il lavoro finisce. Si è fatto tutto quello che si doveva fare. La serietà e la concentrazione lasciano il tempo al sorriso e alla leggerezza. Si scende in casa per l’unico vero pasto della giornata. Una minestra di ceci pasta e verdure va a riscaldare il corpo umido e freddo che ha passato buona parte di un martedì tra secchi fusti di acciaio e profumi di mediterraneo a Mueggen.

Perché Dio non ha creato un fiume di minestra? Sarebbe stato meglio. L’uomo si sarebbe anche potuto accontentare. E non avrebbe lavorato…

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